Industria alimentari, rischi connessi all’uso dell’olio di palma

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sicurezza-alimentare-olio-palmaUna delle sfide della Comunità Europea è quella di fornire ai consumatori tutti gli strumenti utili per acquistare dei prodotti alimentari sicuri e salubri. La chiarezza delle informazioni riportate nelle etichette degli alimenti confezionati è il risultato di un lungo e meticoloso lavoro con la volontà di creare nei consumatori una cultura dell’alimentazione sana.

Proprio alla luce di questa nuova sensibilità sulla qualità e salubrità degli alimenti e degli ingredienti dei prodotti alimentari confezionati, negli ultimi mesi si parla molto dell’olio di palma e dei rischi connessi ad un consumo eccessivo di questo grasso nell’industria alimentare.

L’olio di palma è un grasso saturo non idrogenato che si ottiene dai frutti di Elaeis Guineensis, una tipologia di palme presente nel sud-est Asiatico e in parte dell’Africa. Le caratteristiche che lo rendono particolarmente versatile e utilizzato nelle industrie alimentari sono:

  • l’assenza di sapore;
  • la consistenza semi solida, che lo accomuna più al burro che alle altre tipologie di olio;
  • il costo ridotto rispetto ad altre tipologie di grassi saturi come il burro o lo strutto.

Come anticipato, viene molto usato nell’industria alimentare come sostituto del burro, per la produzione di prodotti da forno come biscotti, merendine, ecc., ma anche come emulsionante nelle creme e farciture.

Il dibattito pubblico sull’olio di palma si è acceso su più fronti, sia da un punto di vista sociale e ambientale che sanitario. La coltivazione dell’olio di palma è stata accusata di aver creato dei danni alle popolazioni locali, la deforestazione e la sottrazione di terreni agricoli ai residenti per favorire la coltivazione delle palme.

Il fenomeno dell’appropriazione dei terreni agricoli da parte delle aziende, quello che viene definito land grabbing, si è manifestato nella coltivazione dell’olio di palma, esattamente come avviene per altre coltivazioni e ha interessato in particolar modo la Malesia e l’Indonesia.

A monitoraggio della situazione del land grabbing nelle coltivazioni di palme da olio, nel 2004 è stata istituita l’RSPO – Roundtable on Sustainable Palm Oil, un’associazione che ha come obiettivo quello di mettere insieme tutti i coltivatori di olio di palma e aziende che acquistano il prodotto per creare degli standard a livello mondiale di sostenibilità e risolvere i problemi di sfruttamento.

Da un punto di vista sociale invece è importante sottolineare come alcune coltivazioni di palme da olio hanno migliorato le condizioni di vita di alcune zone dell’Africa, come il Kenia. Qui la FAO ha portato avanti un progetto di riduzione della povertà grazie alla promozione della coltivazione di palme da olio.

Dal punto di vista sanitario l’olio di palma viene accusato di generare problemi cardiovascolari e l’uso eccessivo viene connesso all’insorgere di alcune tipologie di tumori e del diabete. In realtà si tratta di patologie e problematiche connesse non nello specifico all’uso di olio di palma, ma al consumo eccessivo di grassi saturi, come l’olio di palma ma anche come il burro o lo strutto. Anche per quanto riguarda i tumori, non ci sono studi specifici sulla connessione tra olio di palma e tumore, ma esistono studi sulla correlazione tra alcuni tipi di tumore e l’obesità.

In sostanza, appare evidente come sia importante conoscere quello che si consuma, non solo alla luce della qualità ma anche dell’impatto sociale e ambientale. La moderazione nel consumo di qualsiasi prodotto alimentare è la chiave per un’alimentazione sicura e sana, che si tratti dell’olio di palma o di qualsiasi altra tipologia di grasso saturo.